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High Hopes - La Londra tatcheriana di fine anni '80

  • Immagine del redattore: Silvio Scarpelli
    Silvio Scarpelli
  • 20 mag 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Se esiste un regista inglese coerente con la sua poetica quello è Mike Leigh. Ormai quasi raggiunti gli ottant'anni, il maestro britannico negli ultimi due film - Peterloo e lo straordinario Mr. Turner - si è rifugiato in epoche passate per parlarci del contemporaneo. Una nuova prospettiva dunque all'interno della sua opera che quasi sempre ha evidenziato le discrasie del tempo presente, utilizzando l'arma di quello che chiameremmo oggi dramedy, un mix di dramma e commedia con l'affilata punta del black houmor.


Non fa eccezione il meraviglioso High Hopes (1988) nel quale con pennellate leggere Mike Leigh tratteggia una Londra ancora lontana dall'essere la big city europea di oggi. È un film fondamentale nel tracciare la cartografia del paesaggio urbano e umano che attraversava le vie della capitale inglese sul finire degli anni '80, in piena epoca Thatcher (si chiama così il cactus dei due protagonisti).

Il film inizia con un giovane ragazzo di campagna approdato nella grande città, ma che non riesce a trovare l'indirizzo e termina su un tetto, con Shirley, Ciril e Mrs.Bender a scrutare il paesaggio urbano, quasi a voler render conto di un mutamento in essere che sta travolgendo gli spazi cittadini, fino all'ammissione della vecchia Mrs. Bender nel finale "Siamo sul tetto del mondo".

High Hopes è la Storia di una città, ma anche la storia privata di chi la abita: dal volgare Frank, il cui scopo è fare quattrini e soddisfare le sue voglie, alla spocchiosa coppia borghese che si trasferisce nel quartiere popolare preannunciando quella gentrificazione ancora in voga tutt'oggi, ai deliri dell'apparire che mascherano l'infelicità di Lesley.

Nel mezzo la placida e spigolosa senilità di Mrs. Bender che esplode in rivoli di ricordi confusi, in una zona d'ombra del passato che Mike Leigh lascia volontariamente inesplorata. Shirley e Ciril, invece, sono una coppia di trentenni che non risponde ai canoni della società dei consumi. Le loro giornate trascorrono tra lavori umili, visite alla tomba di Karl Marx, letture di Lenin e spinelli. Sembrano felici nella loro piccola casa, ma anche il loro baricentro viene stravolto dalla voglia di maternità di Shirley che si scontra con il pessimismo e i dubbi del compagno.


High Hopes è dunque un film fortemente radicato nel presente del 1988 e preziosa testimonianza di un passaggio generazionale, di uno scatto in avanti del capitalismo finanziario e del crollo della comunità come entità coagulante.




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